Greta, immagino

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immagino, beh immagino che tu abbia una bella casa, arredata con gusto, immagino che tu abbia la tua camera, il tuo armadio, vestiti, scarpe. Immagino tu abbia uno smartphon, un computere, una smart tv. Immagino tu ti faccia delle docce  e che tu vada dal parrucchiere. Immagino che tu o chi per te vada a fare la spesa nei supermercati a fare aquisti ai grandi magazzini. Immagino che tu per recarti a Roma, a Milano abbia utilizzato un aereo, Poi immagino, beh si posso solo immaginare undici miliardi di persone che aspirino quanto meno ad avere un po’ di queste piccole cose. Immagina Greta… immagina.

Renzi? Un classico esempio (unico) di autolesionismo politico

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Da sindaco di Firenze a Segretario di partito e a Presidente del consiglio, contro tutto e contro tutti, osteggiato dai caporioni del partito ma supportato dalla gente, anche da quella gente che dal partito democratico si era sempre tenuta distante. Sino a quel benedetto referendum, referendum sul quale aveva scommesso tutto annunciando, malauguratamente,  le proprie dimissioni in caso sconfitta. Ha preteso troppo, avrebbe duvuto capire che il risultato sarebbe stato scontato avendo contro non solo l’opposizione che aveva il timore di non riuscire a risalire la china con lui al governo, ma una notevole  corrente presente nel suo stesso partito che lo vedeva come il fumo neglio occhi e che non aveva nessuna intenzione di farsi “rottamare”. Ma comunque, contrariamente a quanto avrebbero fatto molti altri suoi illustri colleghi e avversari di partito, in modo onesto e corretto rassegna le sue dimissioni da segretario e da presidente del consiglio. Quello che succede poi è cosa nota, al governo vanno i 5 Stelle, divenuti il primo partito, con l’appoggio delle Lega, e a capo del governo un illustre quanto ignoto mediatore, un avvocato. Il che è tutto dire. Due forze comunque incompatibili fra di loro che non possono reggere a lungo e infatti dopo un breve lasso di tempo la rottura. Si torna alle elezioni? Ma no che diamine, il rischio di consegnare il paese alle opposizioni è più che reale, quindi qui l’escabotage. Portare al governo due forze ancora più incompatibili delle precedenti, due forse che avevano giurato a vicenda di cancellarsi dalla scena politica italiana, fra insulti e vaffa. Renzi se ne fa propositore e mediatore e alla fine l’impossibile accade, al governo vanno i 5 Stelle assieme al PD sulla basse di un programma condiviso, quello dei vaffa… e quello non mollare il seggiolone. Comunque sin qui tutto bene ma poi, beh poi accade l’imprevisto. Accade che ad occupare seggiolone più alto torni, a causa di un differente rappoto di forze, l’avvocato, Conte, non voluto e inviso a tutta la sinistra ma soprattutto a Renzi, che non aveva considerato questa possibilità. E così il governo si trascina fra bassi e … bassi e rimane sul piedestallo acquistando anche una facciata autoritaria grazie ad un forte ma pericoloso alleato che si presenta improvvisamente agli inizi del 2020, il Covid. Renzi, fautore in primis della nascita di questo raffazzonato governo, comincia a considerare che il suo posto non sia più nel partito, accantonato e osteggiato da quanti non gli perdonano i suoi precennti successi, e la definitiva rottamazione di alcune eminenza grigie, decide di uscire del PD, (con risultati mediocri) ma restando al governo come appoggio esterno. Sino a che, beh sino a che non si accorge che la deriva autoritaria presa dall’illustre avvocato, appoggiata da una maggioranza presente in parlamento ma non reale,  tendente ad escludere il parlamento stesso dalle “proprie” (si fa per dire) direttive, diventa, a suo parere (e di molti) pericolosa per il paese e per la democrazia, in quanto decisa a gestire in proprio i “piccolo” capitale del Recovery fund “209 miliardi” esautorandone il parlamento. Quindi chiede spiegazioni, chede che la destinazione dei fondi venga discussa ed esaminata in parlamento, chiede che il parlamento , a ragione, si riappropri delle funzioni, chiede che il signor avvocato si presenti e illustri il programma, a tutti, non solo ai suoi “referenti”. Ora siamo allo stallo, Conte rimane sulle sue posizioni, di certo non può disilludere chi o quanti lo hanno collocato in quel posto. Renzi per il momento rimane anche lui sulle sue posizioni, nella speranza che possa accadere un rimpasto di governo con l’allontanemento di Conte. Ma questa prospettiva appare sempre più lontana la sola soluzione sarebbe quella di affidare il paese ad un governo tecnico, “Draghi”? Supportato da quanti vogliano, per il bene del paese, uscire dalla crisi con il minor danno possibile, per poi, sistemate la cose e superato l’impatto Covid, tornare a nuove elezioni. C’è da chiedersi quanti, a sinistra o a destra siano così responsabili verso il paese da accettare questa soluzione. Ma torniamo a Renzi, reggerà sino alla fine sulle sue posizioni o sarà costretto a fare marcia indietro rimangiarsi tutto magari con la scusa di qualche piccolo contentino? Una posizione difficile che in ogni caso lo porterebbe a una perdita di immagine, sia che nel primo caso rimanga sulle sue posizioni causando la caduta del governo, della qual cosa verrà ritenuto responsabile, sia che si accontenti di qualche briciola torni nelle fila governative. Con una sola piccola ma immensa differenza, quella di poter camminare a testa alta o di dover nascondere la faccia. Una scelta difficile, ma solo sua.

Storie di quasi storia insomma favole.

 

ENZO JANNACCI

Una canzone quando capita.

Nazional popolare.

Enzo Jannacci non era solo un cantante, un cantautore, uno show man, no, Enzo Jannacci era anche un narratore, nelle sue canzoni raccontava con aria stralunata e una sottile ironia di quell’Italia del boom economico, quell’Italia uscita dalla guerra e ancora con le pezze al culo, che molti si rifiutavano di vedere ne tanto meno di raccontare. Così riempiva le sue canzoni di malinconia di sfaccettature di vita anonima, dimenticata, con grande amore e sagacia e raccontava quella storia di serie “b” che molti, tutti si rifiutavano di raccontare. Proprio per questo il “nazional popolare” che non vuole essere una definizione riduttiva ma un elogio alla sua grande capacità di saper cogliere emozioni di vita nelle strade, fra la gente, nei fatti di tutti i giorni il più delle volte ignorate.

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Soldato Nencini

Soldato Nencini, soldato d’Italia

semianalfabeta, schedato: “terrone”,

l’han messo a Alessandria perché c’è più nebbia...

 

L’inizio di una storia banale ironica come tutte le sue canzoni, ma carica di tristezza e malinconia ma poi… siamo sicuri che sia proprio così “banale”?

 

L’Italia era appena uscita uscita da una guerra disastrosa, a voler considerare bene le cose da due guerre disastrose, la prima che aveva cancellato buona parte della popolazione maschile del paese, la seconda dopo alcune campagne coloniali non proprio esaltanti, aveva provveduto a dare il colpo di grazia ad un paese già in difficoltà, piegandolo sulle ginocchia. Da poco era iniziata la faticosa ricostruzione, il nord si stava risollevando, fabbriche cantieri sorgevano un po’ ovunque, il sud però come sempre, a causa delle pessime gestioni, sia precedenti che quelle di quegli anni arrancava faticosamente. I politici se ne resero conto, occorreva fare qualche cosa, e giunsero alla brillante soluzione, investire nella ricostruzione e nell’ammodernamento di quelle parte del paese?

No e quando mai, ci volevano i soldi e i soldi servivano a loro, quindi? Soluzione lapalissiana, spedire al nord per il servizio militare i giovani del sud, così avrebbero cominciato ad ambientarsi conoscere i posti, vedere le opportunità che offrivano e poi tornarci finita la ferma per cercare lavoro, e spedire i giovani del nord al sud, beh qui le ragioni erano piuttosto nebulose o di semplice necessità, considerando il fatto che fatto che al nord non c’era più posto e poi avrebbero potuto tornarci in un lontano futuro magari come turisti (più tardi avrebbero operato con lo stesso metodo anche con i dipendenti pubblici ma con una direzione a senso unico). L’operazione riuscì secondo l’opinione di alcuni, meno secondo le opinioni di altri e di certo non servì a risollevare il sud dalle sue precarie condizioni. Sta di fatto che dopo alcuni anni le migrazioni da nord a sud presero proporzioni gigantesche, i posti di lavoro disponibili nelle fabbriche, la richiesta di mano d’opera, il sogno di una vita migliore, spinse molti meridionali a prendere la via del nord, privando il sud di quei lavoratori che ben indirizzati avrebbero potuto dare un contributo notevole alla crescita di quelle regioni. Fu così che iniziò una transumanza a senso unico dal sud al nord, come un gregge in movimento continuo, solo che ad accompagnarne e a dirigere il gregge non c’erano cani da pastore, ma bensì lupi, travestiti da agnelli. Beh se vogliano essere onesti qualche buon cane da pastore a accompagnare quel gregge c’è anche stato. Ha invaso il mondo con le sua macchine da scrivere e la sua industria era un fiore all’occhiello del paese un esempio al mondo per efficienza e tecnologia ma non solo, anche di uguaglianza, umanità e democrazia. Ma, hai detto era, poi cose è successo? La storia la conoscete tutti poi…  poi è arrivato l’ingegnere. Uno dei lupi? No, un parente prossimo della famiglia degli sciacalli

Soldato Nencini, soldato d’Italia

 

 

Chiedo umilmente scusa ai canidi e agli ovini per l’irriverente accostamento.